Processo di unificazione e indipendenza della RomaniaNel primo Ottocento l'area balcanica - nella quale il limitato interesse di Napoleone aveva portato solo un'eco delle idee della rivoluzione francese - rimane ancora influenzata dall'Impero ottomano che diviene il perno della stabilità nell'area, sostenuto da Francia e Inghilterra in funzione antirussa e antiaustriaca. Cartina delle Romania tra il 1849 - 1959 Nella situazione apparentemente immutata dello stato turco, tuttavia numerosi e ripetuti fermenti si muovono per cercare di incrinare quella stabilità imposta dalle grandi potenze. È l'inizio anche in questa area di quella "primavera dei popoli" che si riconoscono nella propria identità nazionale (storia, lingua, cultura, territorio), che anelano a divenire soggetti di diritto internazionale con un proprio Stato, un proprio governo, e confini stabili. Negli anni che vanno dal 1821 al 1881 si compiono le tappe di un complesso percorso attraverso il quale anche nei territori che noi oggi chiamiamo Romania si attuano cambiamenti importanti che spingono a liberarsi del giogo ottomano attraverso un percorso che prevede il recupero (se non l'invenzione attraverso un proselitismo culturale) della propria identità nazionale, ma anche la nascita di strumenti di lotta politica come le Società segrete. Invenzione della tradizione Gli elementi costitutivi dello Stato nazionale romeno sono stati ritrovati dagli storici nella tradizione dacoromana, nel sentimento nazionale, negli interessi comuni della vita economica e soprattutto nella comunanza della lingua. La nazione romena ha inizio perciò con il recupero dei suoi antenati, i Daci. Il riferimento ad antenati impregnati di cultura latina ha rappresentato un motivo di grande orgoglio, anche per l fatto che la nazione appariva quasi un isola latina all'interno di una regione abitata per la maggior parte da slavi. Già alla fine del Settecento si era cercato di dimostrare la continuità di questa discendenza. A Vienna era stata pubblicata una prima grammatica romena nel 1780 e si era cominciato ad usare il termine Romeno per indicare non più la lingua parlata dalla servitù della gleba, ma la lingua di tutto il popolo. Nei primi anni dell'Ottocento e attraverso studi e ricerche si era confermato che i valacchi sono i discendenti dei daci romanizzati. Tra questi studi bisogna ricordare “ Storia per l'origine dei romeni in Dacia” pubblicato da Petru Maior a Buda nel 1812 La lingua perciò costituiva l'elemento più significativo per sostenere la continuità tra daci romanizzati e romeni. Questa tesi diventa d'ora in avanti non solo un fatto culturale ma, attraverso l'insurrezione guidata da Tudor Vladmirescu nel 1821, un fatto politico come base di lotta per l' indipendenza.
Allo stesso modo della Carboneria in Italia la prima a nascere e a propagandare tra i greci le idee di libertà è la Philiki Hetairia e per sviluppi successivi le eterie si diffondono rapidamente negli ambienti greco-fanarioti e mercantili dei Principati danubiani che intrattengono vaste relazioni in tutta Europa, dalla corte russa a quella turca, dall'Austria alla Francia. Le Eterie si sviluppano e trovano terreno fertile anche nei territori romeni ancora divisi sotto diversi domini stranieri: i Principati autonomi di Moldavia e Valacchia tributari dell'Impero ottomano, il Banato, la Transilvania e la Bucovina (la parte settentrionale della Moldavia annessa all'Austria nel 1775 ) sotto il dominio degli Asburgo, la Bessarabia annessa alla Russia dal Trattato di Bucarest del 1812. I moti del ‘21 Nel 1821 scoppiano rivolte nei Principati moldo-valacchí ma con modalità significativamente diverse. In Moldavia l'iniziativa, presa dal principe Alessandro Ypsilanti, capo delle eterie si pone come movimento ellenico contro iTurchi, mentre in Valacchia la popolazione si solleva non solo contro di essi, ma anche contro i Greci, referenti del potere ottomano nella regione( governo dei Fanarioti).
La Romania rimane così sottoposta a due protezioni, quella turca e quella russa. Il risultato comunque positivo di questa situazione è determinato dalla possibilità di approvare in Valacchia nel 1831 e in Moldavia nel 1832 un Regolamento organico, una vera e propria costituzione. Il Regolamento organico prevede:la separazione dei poteri, un consiglio dei ministri, una burocrazia, delle finanze organizzate sul modello francese, una milizia nazionale, un'assemblea nazionale, composta però solo da Bojari È una prima e decisiva tappa di un percorso di emancipazione che porterà all'indipendenza Grazie al Regolamento organico inizia un processo di trasformazione interna sia sul piano sociale che su quello economico. Se da un lato, infatti, si assiste al concentramento del potere nelle mani dell'aristocrazia e a un più intenso sfruttamento del latifondo e dei contadini che vi lavorano, dall' altro si nota un relativo sviluppo dell'industria manifatturiera stimolata dall'aumento della produzione agricola. Importante fu anche l'apertura dei rapporti con l'Occidente e il processo di modernizzazione È sempre più consistente il numero di giovani che in questo periodo vanno a studiare all'estero, in Francia soprattutto, dove assorbono le idee liberali, i grandi principi della democrazia. Quando rientrano in patria diventano i massimi sostenitori e protagonisti dei processi di rinnovamento politico e culturale, in particolare del movimento che aspira all' indipendenza nazionale. A questo proposito bisogna ricordare la cosiddetta generazione del ‘48 appartenente alla grande e media nobiltà, educata in Occidente, composta da giovani determinati, dotati di spirito di sacrificio, decisi a portare in patria la liberta e le idee che avevano appreso in Europa frequentando le organizzazioni europee che perseguivano gli stessi obiettivi. I moti del ‘48
I moti cominciarono a Iasi, in Moldavia, il 28 marzo, quando venne indirizzata una petizione al principe Sturdza per chiedere le libertà secondo il modello francese. Le agitazioni durarono tre giorni ma i rivoluzionari furono arrestati e spediti ad Istanbul. In Valacchia la rivolta fu guidata e organizzata dai fratelli Ion Ghica. e Dumitru C. Bratianu, Alexandru e Nicolae Golescu, Costantin A. Rosetti, Nicolae Balcescu e altri. Ritornati da Parigi, essi si erano uniti ai rivoluzionari in patria tra cui lo scrittore Ion Heliade Radulescu, creando un Comitato Rivoluzionario. Chiedevano libertà, ma anche l'emancipazione dei contadini e l'assegnazione di terre in proprietà, l'abolizione del protettorato straniero russo, l'elezione di un principe per cinque anni e l'emancipazione degli ebrei e degli zingari. Il principe Gheorghe Bibescu fu costretto a firmare un progetto di Costituzione che accettava le rivendicazioni, ma due giorni dopo abdicò, ritirandosi a Brasov. Fu proclamato un governo provvisorio che governò il paese per più di un mese. In quest'occasione fu creata una nuova bandiera, rossa, gialla e azzurra. Ben presto sorsero problemi a causa dell'opposizione dei boiari per l'assegnazione delle terre in proprietà ai contadini. Anche i turchi e i russi si preparavano a intervenire per sedare la rivolta e cancellare i provvedimenti che erano stati presi dal governo rivoluzionario. I russi occuparono la Moldavia e i Turchi entrarono a Bucarest, nonostante l'eroica resistenza dei “ patrioti”. Due giorni più tardi anche i Russi entravano in Valacchia. La sconfitta della rivoluzione ebbe come conseguenza il ritorno delle occupazioni straniere che continuarono ininterrottamente fino al 1856. Il movimento nazionale fu costretto a manifestarsi attraverso l'attività degli esuli romeni in Europa Occidentale. Infatti, nel 1849, venne costituita a Parigi l'Associazione Romena sotto la guida di un comitato formato da Ion Ghica, Nicolae Balcescu, Costantin A. Rosetti, Dumitru Bratianu e Gheorghe Magheru. Nel 1850 venne fondata la Commissione di Propaganda Nazionale Romena, il cui animatore fu Balcescu. Attraverso le riviste, Romania viitoare (Romania futura), Junimea (La gioventù romena) e La romana, i contatti e i legami con le grandi personalità europee, gli esuli romeni riuscirono a fare della questione dei principati una questione europea. La Transilvania nel 1848 Anche in Transilvania la comunità romena era sempre più insofferente ai progetti della nobiltà ungherese di introdurre la lingua magiara come lingua ufficiale. Dapprima la protesta fu solo religiosa, ma ben presto si allargò anche al programma politico, formulato da Simion Barnutiu sulla piana di Blaj. I romeni chiedevano: la parità dei romeni con quelli di altre etnie della Transilvania la rappresentanza proporzionale in tutti gli ambiti della vita pubblica il carattere ufficiale della lingua romena l'abolizione della servitù della gleba La stessa assemblea di Blaj respinse l'annessione della Transilvania all'Ungheria proposta dai rivoluzionari ungheresi il 15 marzo 1848. Questa fu una questione fondamentale, sulla quale le due rivoluzioni, romena e ungherese, furono tragicamente in contrasto: su questo punto, nonostante le reciproche dichiarazioni di fratellanza, i rivoluzionari romeni e ungheresi, si divisero. I leader romeni chiedevano il riconoscimento dei loro diritti nazionali, ma il governo rivoluzionario ungherese, capeggiato da Kossuth, rifiutò. Dopo l'assemblea di Blaj venne eletto un comitato permanente con sede a Sibiu; anche nel Banato fu creato un comitato rivoluzionario e inviarono un memorandum a Budapest. Alle richieste dei Romeni rispose la dieta di Cluj, che il 29 maggio 1848 votò l'unione della Transilvania all'Ungheria, sancita dall'imperatore austriaco. I romeni respinsero questa decisione e passarono all'organizzazione di un esercito al comando di Avram Iancu. Tra questi e Lajos Kossuth si cercò a più riprese un'intesa e, con la mediazione di Nicolae Balcescu, si pervenne a un accordo con il quale ai romeni venivano riconosciuti vagamente dei diritti nazionali. Tutto ciò fu fermato dall'esercito russo che, entrato in Transilvania, costrinse i rivoluzionari a capitolare. Anche lo stesso Iancu, dopo il rifiuto del governo austriaco di mantenere i patti riguardanti la nazione romena, fu arrestato nel 1852. La guerra di Crimea
Dall'autunno del 1853 alla primavera del 1854 il Danubio è il teatro di numerosi scontri mentre, successivamente, un corpo di spedizione franco-britannico - che comprende quindicimila uomini del Regno di Sardegna - attacca la Crimea e sconfigge la Russia a Sebastopoli. I fuoriusciti romeni, sin dall'estate del 1854 si rivolgono a Napoleone III, al governo inglese e allo stesso Cavour e chiedono cha alla conclusione della pace venga stabilita l'unificazione dei due principati in un unico stato indipendente soggetto a un sovrano straniero.
Un passaggio fondamentale verso lo Stato indipendente e sovrano e stato attuato. Cuza il 5 dicembre 1861 fa approvare un decreto che gli consente di unificare le amministrazioni dei due Principati e di annunciare l'unione delle due Assemblee che decidono di convocarsi come Assemblea nazionale a Bucarest per il 5 febbraio 1862 L'organizzazione del nuovo stato sembra un fatto compiuto. In realtà le forze conservatrici che non hanno condiviso e accettato le riforme, soprattutto la riforma agraria, costringono Cuza nel 1866 all'abdicazione . In questa situazione matura l'idea di eleggere un principe straniero. Con l'appoggio di Napoleone III e con l'assenso di Bismark viene eletto il principe Carlo di Hohenzollern, Nell'ottobre 1866 Carlo riceve l'investitura solenne e si insedia sul trono della Romania. Il riconoscimento non riguarda solo la persona del sovrano, ma si estende alla sua successione in linea diretta e trasforma la monarchia da elettiva in ereditaria. Si realizzano così i due obiettivi più importanti della politica rumena: l'unità e l'indipendenza. |
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