Fu l'esaltatore della coscienza e del sentimento contro la ragione. Il nazionalismo di Rousseau era spirituale e politico.
Con Rousseau se prima la nazione era “sentita”, ora fu “voluta”. Questo passaggio significò anche il trapasso da un'idea solo culturale di nazione alla nazione come principio politico.
Il filosofo tedesco J.G. Herder propose un'interpretazione della nazione, ripresa poi anche da J.G. Fichte, come una realtà unitaria in cui i caratteri fisici del territorio costituiscono un tutto unico con quelli spirituali e culturali del popolo che lo abita.
"Ciò che lega le genti in una nazione è la lingua, espressione del carattere, della maniera di pensare e di agire: è ciò che individua una Nazione".Egli esaltò la poesia popolare, l'unica vera ‘nazionale'.
Per Fichte la nascita della nazione non è altro che la libertà della stessa di esprimere la propria identità; perciò la nascita della nazione tedesca coincide con la lotta delle tribù germaniche ai Romani che tentavano di omologarle alla loro cultura e cancellarne l'identità: "Libertà significava per loro rimanere tedeschi, risolvere le proprie questioni indipendentemente e originalmente secondo il loro spirito [...]". Dunque, per l'autore del Discorso alla nazione tedesca, scritto all'apice dell'egemonia napoleonica sull'Europa, popoli politicamente oppressi devono prima costruire la propria identità, difendendo il linguaggio e la storia nazionale, e poi pensare alla lotta per la libertà politica.
Il significato della parola "nazione" è indissolubilmente legato all'idea delle libertà civili e dell'integrazione in una Europa di popoli liberi. La patria per Mazzini è "una comunione di liberi e di eguali affratellati in concordia di lavori verso un unico fine [...] La patria non è un aggregato, è un'associazione. Non v'è patria dove l'uniformità di quel diritto è violata dall'esistenza di caste, di privilegi, d'ineguaglianze [...]" "La patria non è un territorio: il territorio non ne è che la base. La patria è l'idea che sorge su quello: è il pensiero d'amore, il senso di comunione che stringe in uno tutti i figli di quel territorio [...]" "Prima di associarsi con le nazioni che compongono l'umanità bisogna esistere come nazione"
"L'esistenza di una nazione è il plebiscito di ogni giorno. [...] Ciò che fa una nazione è comunque un lascito di ricordi. Il culto degli antenati è il più legittimo di tutti, gli antenati ci hanno fatto quello che siamo".
Per Renan, l'oggetto del plebiscito quotidiano è un'eredità simbolica e materiale: appartenere a una nazione vuol dire essere erede di questo patrimonio comune, conoscerlo e onorarlo.