ROUSSEAU (1712-1778)

Fu l'esaltatore della coscienza e del sentimento contro la ragione. Il nazionalismo di Rousseau era spirituale e politico.

Con Rousseau se prima la nazione era “sentita”, ora fu “voluta”. Questo passaggio significò anche il trapasso da un'idea solo culturale di nazione alla nazione come principio politico.

 

 

HERDER (1744-1803)

Il filosofo tedesco J.G. Herder propose un'interpretazione della nazione, ripresa poi anche da J.G. Fichte, come una realtà unitaria in cui i caratteri fisici del territorio costituiscono un tutto unico con quelli spirituali e culturali del popolo che lo abita.

"Ciò che lega le genti in una nazione è la lingua, espressione del carattere, della maniera di pensare e di agire: è ciò che individua una Nazione".

Egli esaltò la poesia popolare, l'unica vera ‘nazionale'.

 

FICHTE (1762 - 1814)

Per Fichte la nascita della nazione non è altro che la libertà della stessa di esprimere la propria identità; perciò la nascita della nazione tedesca coincide con la lotta delle tribù germaniche ai Romani che tentavano di omologarle alla loro cultura e cancellarne l'identità: "Libertà significava per loro rimanere tedeschi, risolvere le proprie questioni indipendentemente e originalmente secondo il loro spirito [...]". Dunque, per l'autore del Discorso alla nazione tedesca, scritto all'apice dell'egemonia napoleonica sull'Europa, popoli politicamente oppressi devono prima costruire la propria identità, difendendo il linguaggio e la storia nazionale, e poi pensare alla lotta per la libertà politica.

 

MAZZINI (1805-1872)

Il significato della parola "nazione" è indissolubilmente legato all'idea delle libertà civili e dell'integrazione in una Europa di popoli liberi. La patria per Mazzini è "una comunione di liberi e di eguali affratellati in concordia di lavori verso un unico fine [...] La patria non è un aggregato, è un'associazione. Non v'è patria dove l'uniformità di quel diritto è violata dall'esistenza di caste, di privilegi, d'ineguaglianze [...]" "La patria non è un territorio: il territorio non ne è che la base. La patria è l'idea che sorge su quello: è il pensiero d'amore, il senso di comunione che stringe in uno tutti i figli di quel territorio [...]" "Prima di associarsi con le nazioni che compongono l'umanità bisogna esistere come nazione"

 

RENAN (1823-1892)

"L'esistenza di una nazione è il plebiscito di ogni giorno. [...] Ciò che fa una nazione è comunque un lascito di ricordi. Il culto degli antenati è il più legittimo di tutti, gli antenati ci hanno fatto quello che siamo".

Per Renan, l'oggetto del plebiscito quotidiano è un'eredità simbolica e materiale: appartenere a una nazione vuol dire essere erede di questo patrimonio comune, conoscerlo e onorarlo.