L'UNIFICAZIONE D'ITALIA

 

 

 

 

 



Il Congresso di Vienna (1815), in un dipinto dell'epoca

All'origine del processo di presa di coscienza nazionale e di unificazione avvenuto nel corso dell'Ottocento sta la situazione di malcontento generale seguita alla Restaurazione.

Con il Congresso di Vienna (1815) e la fine degli ideali rivoluzionari, l'Italia si trova divisa in una molteplicità di stati.

La divisione politica ha importanti effetti negativi sullo sviluppo economico della penisola perché limita gli scambi commerciali, impedisce l'uso di una moneta e di un peso unici e lo penalizza con le tasse doganali. È quindi soprattutto tra la borghesia imprenditoriale e specialmente nelle aree economicamente più avanzate che si creano i presupposti per la nascita di una vera e propria coscienza nazionale.

Tuttavia, i moti rivoluzionari degli anni 1820-21 e 1830-31 falliscono miseramente poiché non riescono a coinvolgere le masse popolari, e le Società Segrete (fra cui la Carboneria ) contano troppo sull'aiuto dei sovrani, sempre pronti a voltar faccia per il proprio interesse o perchè costretti dagli eserciti austriaci.

Il sentimento nazionale si incanala quindi in diverse correnti di pensiero e di azione:

una, democratica, portata avanti da Giuseppe Mazzini, il quale aspira a un'Italia unita, indipendente e repubblicana;

 

 

 

un'altra, più moderata, è capeggiata da Vincenzo Gioberti, il quale propone la soluzione di una confederazione di stati italiani presieduta dal Papa.

 

 

 

 

 

Altra soluzione, che ebbe un discreto seguito soprattutto al Nord, è l'idea federalista di Carlo Cattaneo.

G. Mazzini

V. Gioberti

C.Cattaneo

Le idee rivoluzionarie di Mazzini sembrano avere il sopravvento e sfociano nel 1848 (anno di rivoluzioni in tutta Europa) in una serie di sommovimenti popolari. A Palermo, in Campania, in Toscana e nello Stato Pontificio il popolo insorge e i sovrani si trovano costretti a promulgare nuove costituzioni (che, tuttavia, avranno vita breve). Nel Lombardo-Veneto, l'insurrezione delle Cinque Giornate di Milano viene appoggiata dal re di Sardegna, Carlo Alberto, dando vita così a quella che è definita la I Guerra d'Indipendenza (1848). Carlo Alberto, con l'aiuto del Papa Pio IX e degli altri Stati italiani sembra raggiungere i risultati sperati, ma, quando il Papa si ritira, dichiarandosi neutrale, l'esercito sabaudo viene sconfitto. La speranza di una possibile realizzazione degli ideali svanisce.

Scontri nelle 5 giornate di Milano

Fallito il tentativo moderato e federalista, i democratici non si arrendono e le insurrezioni continuano a Firenze, Roma, Napoli e Venezia. La guerra contro l'Austria sembra continuare, ma nell'estate del 1849 l'esercito di Carlo Alberto subisce una dura sconfitta a Novara e in breve tempo l'Austria riprende il controllo di gran parte della penisola.

Si delinea a questo punto la necessità di un'azione politica e militare unica e organizzata, e le speranze di molti si rivolgono al nuovo sovrano del Regno di Sardegna, Vittorio Emanuele II, l'unico che mantiene la costituzione emanata durante i moti del 1848 (Statuto Albertino). Lo Stato Sabaudo intraprende una serie di riforme e ammodernamenti, che in primo luogo mirano a modernizzare la società e le istituzioni, sviluppando l'economia e limitando il potere ecclesiastico e poi, soprattutto, a trovare alleati contro l'Austria portando la “questione italiana” all'attenzione europea.
L'occasione si presenta quando il nuovo ministro del Regno di Sardegna, Camillo Benso Conte di Cavour, decide di partecipare alla Guerra di Crimea (1853-1856), che vede coinvolte le più grandi potenze europee. L'intervento militare porta Cavour al successivo Congresso di Parigi (1856), durante il quale il ministro sabaudo indica la necessità di risolvere la questione italiana per assicurare il mantenimento della pace in Europa, proponendo il Regno di Sardegna come stato-guida per la penisola. Tutto ciò sfocia, nel 1858, in un'alleanza con la Francia e negli accordi di Plombières fra Cavour e Napoleone III, con cui la Francia (sotto certe condizioni) si impegna a sostenere il Regno di Sardegna in una guerra contro l'Austria. A Cavour non rimane altro che provocare l'Austria alla guerra; ciò si verifica nell'aprile 1859 e comincia così la II Guerra d'Indipendenza. La guerra si risolve in pochi mesi a favore dell'esercito franco-piemontese; tuttavia, Napoleone III firma l'Armistizio di Villafranca con l'imperatore austriaco Francesco Giuseppe senza consultare l'alleato. Ciononostante, i popoli del centro-nord Italia (Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana) si ribellano al ripristino dello status quo previsto dagli accordi di Villafranca, e mediante plebisciti chiedono di annettersi al Regno di Sardegna: Napoleone III è costretto ad accettare il nuovo assetto dell'Italia centro-settentrionale, ma chiede in cambio Nizza e la Savoia, che diventano territori francesi

Domenico Induno 1882 -Armistizio di Villafranca

L'Italia risulta così divisa : i Savoia al Centro e al Nord, il Papa al Centro, i Borboni al Sud. Il Regno delle Due Sicilie, tuttavia, proprio in questi anni sta attraversando una profonda crisi che diventerà irreversibile e l'azione democratica mazziniana lo rende il prossimo candidato all'unificazione. Il recupero delle terre del Sud avviene non tanto grazie alla fine politica di Cavour, quanto grazie ai (più o meno) taciti accordi fra Vittorio Emanuele II e Giuseppe Garibaldi. In gran segreto, con l'appoggio del re, Garibaldi organizza una spedizione di militari volontari (i Mille) che nel maggio 1860 partono da Quarto (vicino a Genova) per raggiungere e “liberare” il Sud. I garibaldini sbarcano in Sicilia e in breve tempo si impadroniscono dell'isola; l'entusiasmo è tale che tutte le regioni del Sud insorgono e il sovrano Francesco II deve lasciare Napoli e rifugiarsi a Gaeta.

Garibaldi sbarca a Marsala

Cavour si trova allora costretto a giustificare e “legalizzare” agli occhi della Francia le insurrezioni: decide pertanto di mandare dal Nord l'esercito piemontese incontro ai garibaldini conquistando l'Umbria e le Marche. I due eserciti, quello regolare piemontese con a capo Vittorio Emanuele II e quello volontario guidato da Garibaldi, si incontrano a Teano, in Campania, dove Garibaldi consegna i territori conquistati nelle mani del re. Così, dopo l'annessione delle regioni del Sud attraverso plebisciti popolari, il Regno di Sardegna diventa ufficialmente Regno d'Italia “per grazia di Dio e volontà della nazione”, come viene solennemente proclamato nel primo Parlamento italiano il 17 marzo 1861. Per completare definitivamente l'unità d'Italia mancano ancora il Veneto, il Friuli Venezia Giulia e parte dello Stato pontificio; per questi territori sarà necessario aspettare ancora.

 

 

 

 

 

 

 

 

Incontro di Teano

 

 

 

 

 

 

Carlo Ademollo - La breccia di Porta Pia. 1880 circa
Museo del Risorgimento di Milano

Il Veneto sarà annesso dopo la III guerra d'indipendenza, il Friuli e il Trentino dopo la I guerra mondiale

Roma diverrà capitale d'Italia nel 1870 dopo la famosa “Breccia di Porta Pia”